Oltre 90 mila gli enti del Terzo settore pronti a entrare nel registro unico nazionale

Saranno circa 93.000 le organizzazioni non profit che entreranno nel registro unico nazionale del Terzo settore nei primi mesi dal suo avvio. La proiezione è uno dei dati presentati da Istat stamattina nell’ambito del rapporto “Riforma in movimento”, l’iniziativa promossa da Terzjus-Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, in collaborazione con Italia non profit per promuovere la partecipazione e l’ascolto del non profit italiano. Gli enti che diventeranno del Terzo settore sono quelli “iscritti di ufficio”, frutto della trasmigrazione di organizzazioni di volontariato (Odv), associazioni di promozione sociale (Aps) e cooperative iscritte ai registri nazionali, regionali e provinciali. Si tratta di un settore in grado di occupare circa 582.000 lavoratori (di cui 450.000 delle coop sociali), pari rispettivamente al 25,9% e al 68,2% delle istituzioni e dei dipendenti del settore non profit. Un dato, quello presentato nella sala Capitolare del Senato a Palazzo della Minerva a Roma, particolarmente interessante rispetto ai numeri presenti nel Censimento Istat sul non profit.

Nel rapporto, viene proposta anche una proiezione del numero complessivo di enti potenziali che nel tempo potrebbero decidere di entrare nel Terzo settore, stimata sui 177.640. Tra questi, istituzioni non profit come le associazioni, le fondazioni, gli enti ecclesiastici, le società di mutuo soccorso, ecc., che svolgono almeno una delle attività di interesse generale previste dal codice del Terzo settore. Tra queste sono comprese anche le associazioni sportivo dilettantistiche (Asd) che operano esclusivamente attraverso l’apporto dei volontari, e quindi con una forma organizzativa più vicina a quella di associazione di promozione sociale.

A questo dato si aggiunge quello relativo agli enti qualificabili come enti del Terzo settore, in totale circa 270.000. Si considerano, tra questi, le 44.104 associazioni sportivo dilettantistiche che impiegano lavoratori retribuiti, con un orientamento delle attività più commerciale, che sono state classificate come Asd residuali.

Il rapporto presenta anche un’indagine digitale sul tema della riforma alla quale hanno partecipato 1600 enti non profit italiani e di una serie di interviste alle più importanti reti rappresentative del Terzo settore. Il documento si completa con un’analisi approfondita dell’impianto normativo della riforma, con un occhio attento agli aspetti più rilevanti (registro unico nazionale del Terzo settore,  rapporti tra pubblica amministrazione ed enti del Terzo settore,  bilancio sociale e valutazione d’impatto). Tra le tendenze più significative dell’indagine, la forte tendenza da parte di molti enti non profit a percepire la riforma nei suoi aspetti prescrittivi più che nella opportunità che apre. Grande attenzione al tema della trasparenza, la rendicontazione e agli adempimenti formali da seguire. Il lungo iter di attuazione della riforma, in piedi dal 2017 ma non ancora completato, ha portato, però, un senso di sfiducia nei confronti del suo impatto reale.

Il ricco convegno organizzato da Terzjus per presentare il suo primo report, presieduto dal suo presidente Luigi Bobba, ha vistoi saluti istituzionali della vicepresidente del senato, Anna Rossomando, con un interessante talk show/dibattito sul “Terzo Settore che verrà” con la partecipazione di Stefano Arduini, direttore di Vita e Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore e gli interventi di Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus, Elisabetta Soglio, responsabile di Corriere Buone Notizie, Stefania Mancini, presidente di Assifero, Gabriele Sepio, segretario generale di Terzius, Giuliano Amato, vicepresidente della Corte Costituzionale, Maria Carla De Cesari, caporedattrice “Norme e tributi” de Il Sole24 ore. Da segnalare anche l’intervento del Commissario Europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, Nicolas Schmit.

Le risposte del Ministero del Lavoro

L’ultimo focus del dibattito si è concentrato su alcuni punti grazie all’intervento del direttore generale del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese intervenuto al posto del ministro del Lavoro Andrea Orlando, il presidente di Terzjus, Luigi Bobba e Massimo Calvi, caporedattore di Avvenire.

Per l’occasione, Lombardi ha risposto ai vari temi sollevati, a partire dalla data di operatività del registro unico nazionale del Terzo settore, individuandola per dopo la fine dell’estate (avendola concordata con le Regioni e resa pubblica con opportuno anticipo), sottolineando l’importante lavoro che ha portato all’unificazione di 43 registri diversi, tra quelli regionali e provinciali, quello delle Aps nazionali e il registro delle Onlus. Molta attenzione è stata riservata alla condivisione di un linguaggio e prassi con tutti le Istituzioni regionali.

Sul fronte provvedimenti attuativi, il ministero ha ricordato la necessità di ricorrere a diversi decreti ministeriali, vista l’ampiezza della materia, annunciando la prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto sulle attività diverse e l’avvenuta firma sui criteri di computo per la quantificazione dei ricavi che determinano l’attività principale svolta. In fase di elaborazione anche il decreto sul social bonus, con un attento lavoro in risposta ai chiarimenti richiesti da parte del Consiglio di Stato.

Sulla richiesta di autorizzazione alla Commissione europea sul pacchetto fiscale, l’obiettivo è quello di inviarla al più presto cogliendo l’occasione per integrare alcune indicazioni che provengono Terzo settore, in accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

In tema di risorse finanziarie, Lombardi ha parlato di quelle in gestione al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, segnalando che sono stati già pienamente utilizzate quelle in dotazione del Fondo per le attività di interesse generale (art. 72) cui si aggiungono i 100 milioni previsti dal decreto “Rilancio”. Sottolinea poi che nel 2020 vi è stata un’accelerazione delle procedure per il 5 per mille, previsto sempre dallo stesso decreto.

Per quanto riguarda le modifiche normative, è aperto un ampio confronto con le rappresentanze del Terzo settore, con stakeholder importanti come il Consiglio dell’ordine dei commercialisti e il Consiglio dell’Ordine del notariato, grazie al quale sono arrivate sollecitazioni importanti, seguendo la strada maestra del dialogo sociale. “Sarà necessario – spiega Lombardi – poi trovare il primo calane utile per rendere operative le modifiche previste. Il codice del Terzo settore non è scolpito nella pietra: vi sono dei punti che possono essere aggiornati evitando interventi spot, ma perseguendo un approccio organico alla materia”.

Ben accolta, inoltre, la proposta di una campagna promozionale sul 5 per mille. Per quanto riguarda il tema dell’amministrazione condivisa, è in programma un’importante percorso di formazione in accordo con Anci rivolto ai funzionari comunali sui dispositivi di collaborazione tra pubblica amministrazione e Terzo settore previsti dagli articoli 55 e 56 del dlgs 117/2017, utilizzando le ricorse del Programma operativo nazionale e inclusione.

Lombardi ha chiuso il suo intervento ricordando il ruolo strategico del Consiglio nazionale del Terzo settoreappena rinnovato. Si tratta di una sede in cui il dibattito sui testi per i quali era richiesto il parere è stato concreto, portando a una migliore qualità dei testi finali. Tra questi, la modulistica di bilancio, le linee guida sul bilancio sociale, ma anche le più recenti linee guida sugli strumenti collaborativi, nate proprio per input del Consiglio nazionale. Per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stata citata la missione dedicata all’inclusione sociale, in cui si citano anche gli strumenti di co-programmazione e co-progettazione.

 

Fonte: CSVnet