Parte da Polistena la Mostra itinerante dedicata al giudice Rosario Livatino

Dal 7 al 13 gennaio il Duomo di Polistena ospiterà la mostra “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino” che sarà aperta ogni giorno dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:30 alle 17:30.

Organizzata dal Centro Servizi per il Volontariato dei Due Mari – ETS di Reggio Calabria con la collaborazione e il partenariato della Parrocchia di Santa Marina Vergine – Duomo di Polistena e dell’Associazione Il Samaritano, entrambe guidate da Don Pino Demasi, l’iniziativa è finalizzata a promuovere i valori di giustizia e legalità, nonché di rispetto ed empatia per ogni essere umano, attraverso la storia e la testimonianza di un uomo che li ha praticati e onorati a costo della sua stessa vita. Sub tutela Dei, infatti, nasce per diffondere la storia di Rosario Livatino, magistrato siciliano che ha operato per tutta la sua carriera nell’agrigentino.

Ucciso dalla mafia nel 1990 e beatificato il 9 maggio 2021, il giudice Livatino era un uomo ordinario che visse ogni istante della sua quotidianità in modo straordinario, curando e dando valore a ogni dettaglio, alle grandi e piccole cose. Al centro della sua vita e della sua professione di magistrato mise sempre la passione verso gli esseri umani: amava distinguere tra “operatori di diritto” e “operatori di giustizia” e la giustizia era per lui una preghiera, un atto d’amore per l’altro che non conosceva limiti di tempo.

La Mostra sarà inaugurata domenica 7 gennaio alle 18:30 dal Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi, mons. Giuseppe Alberti.

Interverranno Don Pino Demasi, Parroco del Duomo di Polistena nonché presidente dell’Associazione Il Samaritano, e Ignazio Giuseppe Bognoni, presidente del Csv. A seguire Toni Mira, giornalista di Avvenire, presenterà il suo libro “Rosario Livatino: il giudice giusto”.

La conclusione sabato 13, alle ore 18:30, con una tavola rotonda che avrà come focus una delle affermazioni più note e più significative del giudice “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”.